La grotta di Nerone, conosciuta anche come grotta della moneta, si apre sul versante Nord del M. Nerone, presso i Ranchi, situati sul ciglio della Gola dell’Infernaccio. E’ possibile raggiungerla dalla statale n.257 apecchiese che da Piobbico va verso Acqualagna. In corrispondenza del bivio che indica Monte Nerone (Bacciardi, Cà Giovaccolo), imboccare sulla destra la strada comunale di Rocca Leonella. Percorrere quindi 7,6 km seguendo le indicazioni per Monte Nerone. Il sentiero che ci interessa è il sentiero CAI n.4 che troveremo, salendo in macchina, sulla nostra destra a fianco di una bacheca di legno. Parcheggiare l’auto in uno slargo presente al tornante successivo alla bacheca e imboccare il sentiero che porta alla Balza Forata. Indicazioni disponibili qui.
Il parcheggio è da considerarsi lo stesso per andare a visitare la Grotta dei Cinque Laghi.
Percorsi circa 400 metri in discesa è presente, su un angolo di roccia, una targa che indica “Grotta di Nerone“, casa di alcune colonie di pipistrelli.

La Grotta di Nerone è una cavità lievemente ascendente che si apre sotto il ripido pendio erboso de “I Ranchi” pochi metri sotto l’affioramento di Calcare Massiccio che ha favorito la sua formazione. Il suo ingresso è basso e largo e lascia poco dopo spazio ad una stanza di discrete dimensioni illuminata da un fascio di luce che trafigge il buio. Questa luce viene da un foro che si apre nel prato sovrastante.
Il ramo più interessante è quello che dalla stanza iniziale si dirama sulla destra e che presenta grandi formazioni mammellonari, uno stretto cunicolo inoltre conduce ad una grande sala rinvenuta in un’esplorazione effettuata nel giorno dell’epifania del 1983.

Ad alcune decine di metri di distanza si estende la Grotta dei Cinque Laghi e sembrerebbe logico e naturale un collegamento tra le due cavità.
Ad oggi, nonostante gli sforzi sostenuti dagli speleologi, in strettoie percorse da significative correnti d’aria, il collegamento non è ancora stato trovato e dimostrato.
La Grotta di Nerone nel passato
In un documento del 1808 “Memorie ed osservazioni di Vito Materozzi Brancaleoni per servire alla storia naturale di Monte Nerone” si parla della grotta di Nerone o della Moneta in cui lo scrittore racconta di essersi avvenuturato per 14 stanze dopo che “un molto internarsi il lume va a spegnersi e l’aria vi è assai rarefatta“. Suo bisnonno Conte Ulderico entrò per 17 stanze prima di giungere “ad un termine dove in profondo udivasi un cader di copiosa acqua. Per mezzo di sicura fune fu colaggiù fatta scendere una tal coraggiosa donna piobbichese con lume acceso. Asserì questa aver ivi trovata una copiosa laguna di acque” e a scanso di pericoli “fé subito alzare un muro all’ultima imboccatura della grotta ai piedi, facendovi incidere le parole non plus ultra“
Queste parole non furono mai trovate…
La Grotta di Nerone è anche conosciuta come grotta di “Grotta della Moneta”. Una ricerca del Gruppo Speleologico Urbinate pubblicata su Speleologia Emiliana ha individuato la presenza di ferro all’interno della grotta di Nerone dove è presente uno strato molto ricco di noduli di Pirite e Limonite. La Grotta della Moneta insiste nella formazione del Calcare Massiccio ed il toponimo, verosimilmente, è riconducibile all’estrazione del minerale utilizzato per battere moneta.
Gli anni novanta e l’Esploratore del Tempo
Nel 1992 Maurizio Montalbini ha trascorso 366 giorni in solitudine nella grotta di Nerone, nel corso di un esperimento che ha prodotto risultati notevoli da un punto di vista sociale, farmacologico e per quanto riguarda la cronobiologia. Questi studi sono stati recepiti dall’Ente Spaziale Americano e sono oggi oggetto di studio anche per i progetti futuri di esplorazione di pianeti come Marte e per il ritorno sulla Luna degli esseri umani.
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