Il Fosso di Teria, le cascate e la gorga di San Nicolò. Un tuffo nelle acque del Bosso

La ricerca di una vita solitaria, tra i luoghi più impervi ed isolati dove tuffarsi nelle acque del fiume Bosso e meditare.

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Il Fosso di Teria (chiamato anche “Fosso di Terio”) per anni è stato chiamato semplicemente il “fosso” con abbondante acqua anche nei periodi di secca. Nelle estati torride era abitudine andare a farci il bagno e ammirare le tante trota Fario che vi si recano per riprodursi.

La passeggiata per raggiungere il Fosso di Teria fa parte di un lungo percorso che si può accorciare, parcheggiando la macchina lungo la statale e oltrepassando il fiume Bosso. Per i più volenterosi però si può partire dal paesino di Secchiano come riportato dalla traccia GPX a fondo pagina e risalire fino alla grotta Buca della Tana.
Risalendo il fosso, in prossimità della cascata, troviamo gli argini curati e sono state ricavate delle piazzole dove sono stati realizzati dei muri a secco per potere godere la bellezza del luogo o per recarsi a meditare immersi nella natura. Bisogna elogiare quelle persone che si sono adoperate affinchè tutto restasse come madre natura ha concepito. Uno di questi ragazzi si chiama Mertens Mathieu il quale ci ha fornito anche la traccia GPX pubblicata.

Oltrepassate le gorghe del Fosso di Terio e dopo essersi rinfrescati, continuiamo a salire fino a raggiungere una bivio sulla sinistra. In qualche minuto da qui raggiungiamo una grotta chiamata “Buca della Tana”.
Un ipogeo che termina poco dopo l’ngresso ma mostra una possibile prosecuzione in alto. Affacciandosi infatti si sente lo scorrere delle acque, le stesse che poco sotto l’ingresso fuoriescono e alimentano il torrente, con buona portata sia in estate che in inverno.

L’eremo di San Nicolò di Bosso

Secondo quanto narra la tradizione, la fondazione dell’eremo di S. Nicolò di Bosso, è attribuita a S. Romualdo. Il santo, nello stesso periodo, avrebbe dato vita anche agli eremi di S. Salvatore delle Foci di Cagli e di S. Bartolo, sulle pendici orientali del Monte Petrano.
Non si conoscono, ad oggi, documenti d’archivio che consentano di attribuire con certezza l’istituzione dei tre eremi a S. Romualdo, però la cosa non appare certo improbabile, se pensiamo che il santo dimorò nel territorio cagliese intorno all’anno 1012. Questi proveniva dal monastero di S. Vincenzo di Petra Pertusa (Furlo), ove, secondo gli storici, dimorò quando già aveva tra i 104 e 105 anni d’età. Lo precedeva, come ovunque, la fama delle sue virtù, con la conseguenza di un continuo accorrere delle folle intorno al lui, il che lo costringeva, nella sua ricerca della vita solitaria, a cambiare frequentemente di zona ed a ricercare i luoghi più impervi ed isolati. In questa sua ricerca esplorò, di fatto, tutta la vallata del fiume Burano e quella del Bosso, scegliendone poi tre località per lasciarvi la sua impronta.
La conferma dell’attività svolta da San Romualdo alle pendici del Monte Petrano, la troviamo nella “Vita di San Romualdo” scritta da S. Pier Damiani, il quale fu quasi contemporaneo di S. Romualdo.

Nei pressi del Fosso di Teria è possibile salire anche al Pajar del Diavolo, un imponente pinnacolo roccioso in una zona impervia che domina la Valle dell’Eremita e che racchiude nelle vicinanze alcune celle eremitiche ancora ben visibili.

L’acqua di San Nicolò

Il romitorio, infine, ha lasciato il nome a una sorgente che sgorga poco lontano dal luogo ove era ubicata la chiesa e che ancora oggi è chiamato “bagno di San Nicolò”. L’acqua della sorgente, in passato, era ritenuta dotata di qualità terapeutiche molto efficaci per la cura delle malattie della pelle e vi si faceva ricorso per curare i bambini dalla scabbia e da altre malattie simili. Molto probabilmente l’associazione tra acqua, particolari qualità terapeutiche e San Nicolò, richiama in modo diretto il fenomeno della “manna di San Nicola”, ovvero un’acqua pura e trasparente che si forma nella tomba dove vengono conservate le reliquie del santo nella Basilica di San Nicola a Bari, alla quale sono attribuite dai devoti proprietà miracolose. In realtà studi recenti hanno dimostrato che l’acqua di San Nicolò di Bosso non ha nessuna caratteristica di rilievo se non quella di essere sempre, anche in piena estate, particolarmente fredda e limpida e quindi viene molto apprezzata dai “bagnanti” estivi, poiché il refrigerio che offre, anche nelle giornate più calde e afose è immediato e duraturo.

È possibile rinfrescarsi anche con un bel trekking alle 4 cascate di Pian dell’Acqua, tra cui l’imponente Orrido dei Cupi di Fiamma

Per coloro che fossero interessati ad approfondire vi consigliamo la lettura di [fonte]:
L’eremo di San Nicolò di Bosso
di G. Presciutti, M. Presciutti e G. Dromedari

Il Tour Virtuale delle cascate del Fosso Teria e di San Nicolò

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La traccia GPX per raggiungere le bellissime cascate del Fosso Terio

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    5 Responses

    1. stefano ha detto:

      ciao,mi sai dare delle indicazioni più precise per raggiungere la grotticella denominata buca della tana.grazie

    2. Francesca ha detto:

      Grazie per le preziose info!
      Ci avete permesso di conoscere un posto delizioso!

    3. corrado capobelli ha detto:

      Grazie x la vs disponibilità e l’impagabile lavoro svolto a beneficio di tutti. Grazie, grazie.

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