Via ferrata Ettore Bovero e la Grande Guerra nelle Dolomiti d’Ampezzo

Divertente e aerea via ferrata al Col Rosà con splendida visuale su Cortina d’Ampezzo e le Tofane

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A due passi da Cortina d’Ampezzo si trova il Col Rosà, piccolo e indipendente monte ai piedi del versante nord-est delle Tofane. Seppur la sua vetta raggiunga “appena” i 2.166 metri, la cima del Col Rosà offre una visuale magnifica sulla conca ampezzana, sul Cristallo e sul Pomagnon. La vetta è raggiungibile alternativamente a piedi, tramite il sentiero 417, oppure tramite la via ferrata Ettore Bovero che risale la parete sud / ovest del monte.

E’ settembre e, memori della recente esperienza sulla difficile ed estenuante ferrata “Stella Alpina” sul Monte Agner, Michele ci propone questa interessante via, dal dislivello non eccessivo ma spettacolarmente aerea nella sua progressione verticale. Decidiamo allora di partire alla volta di Cortina, destinazione il parcheggio del Camping Olympia, in località Fiames lungo il torrente Boite.

Avvicinamento

Lasciata l’auto nel parcheggio del camping, si intraprende il sentiero 417 che corre in piano lungo il perimetro del campeggio, all’ombra dell’incantevole bosco che separa le Tofane dal torrente Boite. Dopo qualche centinaio di metri si svolta a sinistra, prendendo il sentiero 408 seguendo le evidenti indicazioni per la via ferrata.

Da questo punto in poi l’avvicinamento si fa più ripido e impegnativo (e in estate, la mattina, decisamente caldo, essendo esposto a sud-est). Alternando tratti all’ombra della vegetazione e tratti più aperti, iniziamo ora a scorgere il versante nord-ovest delle Tofane, probabilmente il meno famoso, e la Val di Fanes. In prossimità del bivio col sentiero 409 si trova l’inizio della via ferrata Ettore Bovero, ben segnalato alla nostra destra.

MyOutdoor_Ferrata Bovero_Croda Valon
La Croda del Valon Bianco (a sinistra) e la Val de Fanes nel mezzo

La via ferrata Ettore Bovero

La prima parte della via ferrata Ettore Bovero supera alcuni salti tra rocce e vegetazione, alternando tratti in sicurezza a tratti senza cavo su cui prestare la consueta, adeguata attenzione.

Ci portiamo così ai piedi della parete vera e propria, e già dal basso è possibile farsi un’idea della verticalità ed esposizione di questa divertente ferrata. Da qui, per l’appunto, si inizia a salire in verticale, utilizzando gli abbondanti appigli naturali che caratterizzano la solida roccia del Col Rosà. Siamo costantemente assicurati al cavo d’acciaio, in condizioni complessivamente buone anche se non ottimali; la qualità della roccia rende superfluo tirarsi su sul cavo.

Il tratto più spettacolare dell’ascesa è senz’altro quello centrale, dove la ferrata piega sulla destra portandoci sulla spalla di uno spigolo decisamente esposto. Segue un bel traverso orizzontale che riporta verso sinistra, al termine del quale la via riprende a salire verticalmente senza particolari difficoltà, fatta eccezione per il superamento laterale di un piccolo tetto con passaggio da ragionare.

MyOutdoor_Ferrata Bovero_Traversone
Michele sul traverso verso sinistra

Terminato il tratto centrale della via ferrata, tra piccoli arbusti il percorso ci regala una prima, meravigliosa e insolita visuale su Cortina d’Ampezzo e la sua nota conca.

MyOutdoor_Ferrata Bovero_Panorama
La conca ampezzana con il Sorapis

Dopo un breve tratto a piedi la ferrata si conclude con alcuni passaggi attrezzati che ci portano sulla vetta del Col Rosà.

Con tutta calma abbiamo il tempo per un panino al sole, qualche foto e uno sguardo a 360° sul panorama che ci circonda e sovrasta.

Andrea, Lorenzo e Michele sul Col Rosà
MyOutdoor_Ferrata Bovero_Vetta
Michele e Andrea fieri in cima al Col Rosà

La discesa

Il sentiero di rientro (segnavia 447) scende per il versante nord del Col Rosà, su percorso nella prima parte ben tracciato e sicuro. Nella prima parte si incontrano i resti di una postazione militare della Grande Guerra, con evidenti tracce di manufatti in legno e lattine per viveri.

Ci si ricollega infine con il sentiero 417 che, lungo il Boite, ci riporta alla macchina.

Nella seconda parte della discesa si passa per ghiaioni in parte smottati, su cui prestare attenzione al fondo potenzialmente friabile, anche se mai eccessivamente pendente. (L’articolo continua dopo l’approfondimento storico)

La Grande Guerra nella conca ampezzana

Cinque giorni dopo la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria, che sancisce la partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, il 29 maggio 1915 l’esercito italiano occupa Cortina. Dopo 4 secoli di appartenenza all’impero asburgico le truppe austro-ungariche abbandonarono la conca ampezzana per arroccarsi sulle cime del Lagazuoi con avamposti al Castelletto e a Punta Tre Dita. Da ora in avanti la guerra tra queste montagna diventa una guerra di trincea e gallerie di mina e contromina a difesa delle proprie postazioni. Più alti e a nord sulla Tofana, sul Lagazuoi, sulla Furcia Rossa e sul Vallon Bianco troviamo l’esercito austro-ungarico e più bassi e a sud a ridosso della conca ampezzana il regio esercito.

Da un lato l’offensiva italiana mirava la conquista della Tofana per garantirsi miglior protezione e controllo sulla valle sottostante (Leggi qui l’approfondimento e il bellissimo “Anello della Tofana” ). Dall’altro l’obiettivo era raggiungere Dobbiaco e per farlo occorreva conquistare il caposaldo nemico di Som Pouses facendo cadere accerchiata la Croda de r’Ancona.

In questo gioco strategico di posizioni il Col Rosà, che è situato a fondo Val Travenanzes ricopriva un ruolo strategico di controllo e copertura. Risultano ancora infatti ben visibili costruzioni e postazioni che si affacciano sul Vallon Bianco e Furcia Rossa.

Postazioni militari sul Col Rosà
Postazioni militari sul Col Rosà, sulla destra la Furcia Rossa

La strategia per la conquista della Croda de r’Ancona

Per riuscire nel duplice intento di bloccare i rifornimenti austriaci lungo la Val Travenanzes e la conquista della Croda de r’Ancona più a nord, l’esercito venne diviso in tre colonne:

  • La colonna di sinistra sarebbe dovuta penetrare nella Val Fiorenza seguendo le falde della Tofana di Dentro, sorpassare il Col Rosà per dirigersi verso gli sbocchi della Val Travenanzes;
  • La colonna centrala avrebbe sferrato un attacco frontale al Soum Poses;
  • La colonna di destra avrebbe dovuta scendere la Val Grande fino a Ospitale e risalire la Val di Gotres sbucando alle spalle del nemico sulla Croda D’Ancona

La prima fase dell’attacco alla Croda de r’Ancona

  • La colonna di sinistra arrivò senza difficoltà al Passo di Posporcora sul Col Rosà dove la maggior parte dell’esercito prese posizione mentre altri si diressero più avanti ad intercettare il sentiero dove passavano i rifornimenti per l’esercito nemico.
  • La colonna di centro dopo ore sotto il tiro dell’artiglieria austriaca il 9 giugno arrivarono e conquistarono la Rupe di Podestagno.
  • La colonna di destra raggiunse agevolmente Ospitale.

Il 10 giugno venne creato un collegamento stabile tra il Col Rosà e Ospitale chiudendo la prima parte dell’attacco con l’occupazione di Ponte Alto.

La fase finale dell’attacco alla Croda de r’Ancona

  • La colonna di sinistra tentò la conquista del Vallon Bianco e della Furcia Rossa, ma il terreno impervio aiutò l’esercito austroungarico che annullò l’attacco italiano.
  • La colonna centrale dopo essersi creata un diversivo risalì il bosco della Croda d’Ancona ma l’azione venne intercettata dal fuoco delle mitragliatrici.
  • La colonna di destra cadde nella trappola dell’esercito austriaco, arrivati in cima alla Val di Gotres si trovarono davanti un semicerchio con mitragliatrici e fucili organizzati in 3 linee di trincea.

Visto le ingenti perdite il comando della 4 armata la sera del 15 giugno ordinò la cessazione dell’attacco. Tuttavia la prima linea italiana risultò potenziata con la conquista di Ponte Alto e Podestagno, spostando il fronte allo sbocco della Val di Gotres.

Considerazioni sulla via ferrata

La via ferrata Ettore Bovero si caratterizza da una marcata verticalità, nel contesto di un’ascesa non particolarmente difficile. La consigliamo senz’altro, in quanto salita e discesa sono entrambi piacevoli e si svolgono in una cornice paesaggistica eccezionale e caratteristica, nel cuore delle Dolomiti ampezzane. Dal punto di vista tecnico non la raccomandiamo ad un neofita totale, non tanto per la difficoltà dei singoli passaggi ma quanto per l’esposizione a tratti importante.

Terzo tempo

Sulla strada del ritorno verso casa (o anche all’andata) merita necessariamente una visita l’hotel Fiori, a S. Vito di Cadore, famoso per la sua prelibata pasticceria e notevole anche per una birra nel suo dehor.

Sintesi

DoveDolomiti ampezzane
ParcheggioCamping Olympia
https://goo.gl/maps/gmQRaNSCcmcM7oG77
QuandoDa maggio a novembre (in base alle condizioni neve)
DifficoltàMedio-facile
Distanza10km
Durata5h
Cosa portareSet da ferrata (moschettoni/fettucce/dissipatore), casco, imbrago, scarpe da avvicinamento, zaino da 20L, 2L acqua, panino
Terzo tempoHotel pasticceria Fiori a S. Vito

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