Via ferrata “Sass Brusai” sul Monte Boccaor

Una bella ferrata sul massiccio del Monte Grappa. Tra storia e adrenalina, trincee e postazioni militari della I Guerra Mondiale

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Recensire la ferrata Sass Brusai ci riempie il cuore perché, nonostante il contesto non sia quello maestoso delle dolomiti, e nè stiamo parlando di una via atletica come ad esempio la Stella Alpina sull'Agner, si tratta di un percorso che regala emozioni, per i motivi che vi diremo tra poco.

“Qua e là, da invisibili buche, la montagna lanciava getti rabbiosi di proiettili…” (Guelfo Civinini, Corriere della Sera 02.07.1918 )

Camminando lungo le trincee

Ci troviamo su suolo sacro, che fu cruciale per le sorti della I Guerra Mondiale, testimone di sanguinose battaglie come quella sul Pertica, sul Col Beretta e sul Monte Tomba.
Il Monte Grappa, dopo la disfatta di Caporetto nella Grande Guerra, costituì il principale baluardo della difesa italiana, tanto che gli austroungarici tentarono inutilmente e più volte di conquistarlo per avere accesso alla pianura veneta.
Con caverne nella roccia e postazioni fisse di artiglieria, dalla cima gli italiani dominavano e tenevano sotto controllo il fronte sino al Montello, lungo una linea che partiva dal monte Valderoa e andava fino a colle Caprile. La trincea sul Monte Boccaor era stata pensata per trasformarsi in campo di battaglia nel caso in cui la prima linea avesse ceduto. Ad oggi risultano ancora ben visibili gli scalini per l’osservazione, postazioni di mitragliatrice e delle postazioni di cannoni oltre qualche galleria adibita a magazzino e a rifugio.


La trincea doveva adattarsi al terreno, con un andamento irregolare e in linea retta per colpire il nemico sul fianco. Il percorso non doveva quindi avere angoli troppo acuti. Le sporgenze erano postazioni per mitragliatrici e mortai. Su molte trincee è ancora visibile la traccia dello scalino che serviva ai soldati per appoggiarsi per il tiro radente.
La trincea doveva essere larga per permettere al soldato di passare agevolmente e ogni 20/30 metri era prevista una nicchia dove potersi scansare per agevolare il trasporto dei feriti.
Alcuni tratti erano ricoperti con tavole rivestite di carta catramata e ricoperte di terra, da togliere velocemente e posizionare all’occorrenza.
Ogni 10 metri di area coperta seguivano 20 metri di area scoperta. Per lo scolo delle acque vennero previsti piccoli canali in lieve pendenza.
I ricoveri invece non dovevano avere l’entrata rivolta al nemico ed essere scavati ad una certa profondità. La scarpata interna della trincea doveva essere molto ripida e rivestita di tavole, graticci e reti metalliche. A 30 metri dalla trincea venivano invece posti gli ostacoli come i reticolati.


La via ferrata Sass Brusai sul monte Grappa

Perché 'Sass Brusai' (sassi bruciati)? Semplice: l'intera ferrata è esposta a Sud e, considerata l'altitudine (siamo bassi, tra i 1.000 – 1.500 metri s.l.m.) e la tipologia di roccia (calcare grigio), non è difficile immaginare la temperatura rovente delle pareti nei caldi giorni d'estate.
Per questo motivo generalmente si sconsiglia di andarci in estate, bensì nelle mezze stagioni ma anche in inverno, purché non ci sia neve (la presenza di neve potrebbe rendere rischioso il rientro in discesa, che per alcuni tratti di svolge in ombra e lungo pendii erbosi molto ripidi, con salti).

Michele alle prese con una fessura

Proprio la roccia, appunto, rende questa ferrata speciale: raramente – almeno nell'area delle Dolomiti e piccole Dolomiti – abbiamo trovato una via realizzata su materiale così compatto e bello da arrampicare. Nessun tratto è avaro di appigli per mani e piedi, pur se in alcuni passaggi è necessario ragionare qualche istante, così da non dover mai usare il cavo per tirarsi su. Spesso poi gli appigli sono clessidre naturali, più o meno grandi, cosa che rende ancor più divertente la salita. A tratti su parete verticale e frontale (l'ultimo forse è il più difficile) si alternano brevi dietri, camini o spigoli. Una conoscenza base dei movimenti e tecniche alpinistiche permette di sfruttare appieno la roccia ed evitare il cavo. Unico 'difetto' per chi fa caso al tipo di roccia (ma problema comune), in alcuni tratti gli appoggi per i piedi sono diventati lisci a forza del passaggio.

Lorenzo su un camino (questa posizione non è necessaria per superare il tratto..)

Come dicevamo, la ferrata non è difficile, ma non adatta ad un neofita in quanto alcuni passaggi sono verticali anche se l'esposizione è sempre contenuta. I cavi d'acciaio sono tesi e in buone condizioni, quasi del tutto assenti altri supporti quali staffe e cambre.

L'escursione

Lasciata l'auto nel piccolo abitato di San Liberale e San Vitale, si intraprende il sentiero 155, inizialmente asfaltato poi mulattiera, per poi proseguire brevemente sul 151 e 153, e infine ad un bivio ci si tiene sulla sinistra seguendo le evidenti indicazioni per la ferrata. L'avvicinamento, discretamente ripido (dislivello di circa 500m), dura all'incirca 1h – 1h30. Giunti ai piedi della parete, si trova con facilità l'attacco della ferrata Sass Brusai.
L'intero percorso attrezzato è composto da più tratti, alcuni non assicurati (prestare attenzione soprattutto su questi), e permette di arrivare nei pressi della cima del Monte Boccaor (circa 1.530m). Nel complesso la parte attrezzata si sviluppa per circa 350metri (1h30 – 2h).

Perla finale è il piccolo ponte tibetano, sospeso sopra il Sentiero delle Meatte che incrociamo sotto di noi, con tanto di tricolore attaccato (ricordiamo che siamo su territorio sacro per la Patria).

ll ponte tibetano sospeso sul Sentiero delle Meatte, parte conclusiva della ferrata Sass Brusai

È possibile terminare la ferrata prima del ponte, immettendosi sul Sentiero delle Meatte. Proseguendo invece dopo il ponte (come abbiamo fatto noi) si scollina qualche metro a Est della cima, giungendo così lungo la trincea italiana che possiamo prendere sia verso Est che Ovest. Noi abbiamo proseguito verso Ovest, sostando nei pressi di un terrazzo naturale con vista su Cima Grappa e sulla Valle di San Liberale, nel quale abbiamo trovato i resti di manufatto bellico (muri a secco). Luogo ideale per una pausa panino (e nel nostro caso anche caffè), riparati dal vento.

La moka – perchè non concedersi il piacere di un caffè?
Terrazzo con vista su Cima Grappa

Proseguendo la trincea si finisce per incrociare la strada asfaltata che porta a Cima Grappa. Da qui siamo tornati indietro, allungando per il Sentiero delle Meatte, giungendo nuovamente nei pressi dell'arrivo delle ferrata e continuando per il n. 152 fino al primo bivio per San Liberale, da dove inizia il sentiero 153 che ci riporta – attraverso il bosco – fino a San Liberale. Quest'ultimo sentiero è decisamente molto camminabile e mai troppo ripido: attenzione però che in alcuni tratti costeggia ripidi pendii erbosi, quindi richiede sempre la giusta attenzione (e per questo motivo può risultare molto pericoloso se innevato).

Sentiero di rientro, con ricoveri

Terzo tempo

Giunti al termine dell'escursione vale la pena concedersi una birra. Noi abbiamo scelto il motoristorante 'Da Maurizio' detto anche 'Pompone' – punto di riferimento per gli appassionati di moto (così ipotizziamo dalle foto e dai cimeli).
Sull'importanza della birra finita ogni escursione abbiamo già parlato in questo articolo, non tanto come ottimo integratore ma quanto perché permette di fare un 'debriefing' dell'avventura appena conclusa e far sedimentare meglio i ricordi. O anche semplicemente perché la birra è buona!

Sintesi

DoveMassiccio del Monte Grappa, con partenza da San Liberale
PartenzaSan Liberale e San Vitale (TV)
Google Maps: https://goo.gl/maps/a66G9i33uoojTThH9
QuandoMetà novembre
DurataCirca 6h con abbondante pausa panino è caffè
DistanzaCirca 12km
DifficoltàNon difficile – ma sconsigliata ad un neofita
Esposizione verticaleSempre ridotta
Tipologia di rocciaCalcare grigio compatto
AttrezzaturaScarponi, kit da ferrata, casco, guanti, zaino 30L
ViveriUn panino (acquistato alla partenza al motoristorante “Da Maurizio”, frutta, moka per il caffè

La traccia GPX della ferrata Sass Brusai al Monte Grappa

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