La bellissima scoperta di un fronte poco conosciuto della Grande Guerra dove sopravvivono ancora manufatti ottimamente conservati. L’itinerario di oggi collega Biacesa a cima Capi (monte Sperone) e infine a cima Rocca grazie a panoramiche, e mai difficili, vie attrezzate. Lungo il percorso è possibile visitare un interessante complesso di gallerie difensive oltre ad essere costantemente accompagnati da una vista mozzafiato sul lago di Garda.
Cenni Storici: la Grande Guerra in Val di Ledro
Nella zona nord del lago passavano i confini prima dello scoppio della Grande Guerra. Da un lato l’impero austro-ungarico si estendeva fino agli attuali confini della provincia di Trento. Dall’altro il Regno d’Italia che comprendeva le attuali province di Brescia e Verona.
Dopo le scoppio delle ostilità il confine si spostò più a Nord (Cima Capi – Bocca Pasumer – Cima Rocca) dove gli austro-ungarici avevano già predisposto delle linee fortificate difensive in luoghi strategici.
In questo tratto di fronte si accese un violento scontro nel 1916. Dagli avamposti italiani, ancora visibili e posizionati più in basso partì l’attacco decisivo. Il 19 aprile gli Alpini tentarono di espugnare cima Capi. In un primo momento occuparono il trincerone di San Giovanni in valle di Ledro, poi supportati da un intenso fuoco d’artiglieria, riuscirono a conquistare la cima. Questa sanguinosa battaglia costò parecchi sacrifici ma non modificò l’assetto tattico del settore.
L’itinerario segue le orme di questo attacco sulla linea difensiva austriaca e in alcuni punti tocca la linea avanzata del fronte Italiano. Basti pensare che la Chiesetta di San Giovanni, allora posizione di avamposto italiano, è a soli 30 metri dalla linea fortificata austro-ungarica.
Le fortificazioni di “Cima Rocca”: complesse gallerie e lunghe trincee
Le linee fortificate sono ancora oggi ben visibili e risultano in ottimo stato di conservazione in tutta questa zona.
Queste strutture austro-ungariche, forse proprio a causa della vocazione prettamente difensiva, furono rafforzate con cemento e ben organizzate all’interno per garantire anche supporto logistico ai soldati.
Cima Rocca venne trasformata in un vero e proprio forte su più livelli. Al suo interno infatti troviamo un incredibile dedalo di gallerie e trincee che collegano varie postazioni per artiglieri, fucilieri e mitragliatrici. Sono presenti numerose diramazioni, chiuse al pubblico per motivi di sicurezza, che testimoniano la volontà di ampliare il sistema fortificato e di unire la parte inferiore ai tunnel superiori.
Da Cima Rocca sono inoltre ben visibili i camminamenti che la collegano a Cima Capi sul lato est e quelli più profondi di collegamento con le fortificazioni di sbarramento di Bocca Pasumer. In zona è inoltre possibile vedere anche diversi ricoveri per le truppe e strutture utilizzate per la logistica.
L’escursione – Fino a Cima Capi
Punto di partenza dell’itinerario è la frazione di Biacesa, nella Valle di Ledro. Per chi la raggiunge in auto, il paesino dispone di diversi parcheggi gratuiti. Le indicazioni per Cima Capi sono chiare ed evidenti sin dal centro dell’abitato. Dopo i primi metri su stradina carrabile, ha inizio il sentiero vero e proprio che, lungo il bosco, sale dolcemente piegando verso est.
Non bisogna attendere molto per poter ammirare i primi scorci, suggestivi, sul Lago di Garda. L’elemento caratteristico di questa escursione sono proprio i panorami, sempre stupendi, sul lago più grande d’Italia. Complice il cielo azzurro estivo e la neve che ancora dipinge di bianco le cime della sponda veneta, il contrasto di colori rende ancora più affascinante questo luogo.
Il sentiero prosegue facile nel mezzo del bosco; qua e là si intravede qualche piccola parete calcarea, si incontrano dei muri a secco e i resti di qualche manufatto bellico costruito nei pressi di piccole cavità naturali. Dopo una mezz’ora circa giungiamo al primo tratto attrezzato dove ha inizio la ferrata Fausto Susatti (segnavia 405).
La ferrata Susatti fino a Cima Capi
Iniziamo a salire per facili rocce assicurati al cavo metallico fino a raggiungere un primo balcone naturale roccioso che si affaccia a picco sul lago. La vista è adrenalinica sui pendii sottostanti e un notevole panorama che spazia dal Monte Baldo, al Monte Altissimo, a Riva del Garda, fino a scorgere in lontananza le Dolomiti di Brenta ricoperte di neve. Proseguendo la salita attrezzata scopriamo che di punti come questo ce ne saranno molti altri: la tentazione di scattare una foto dietro l’altra è forte, e infatti tra uno scatto e l’altro ci godiamo questo tratto con varie soste.
Qui l’incontro con la nuova amica tedesca Magdalena, del blog, tutto al femminile, youareanadventurestory.com (questo il loro bel canale Instagram)!
In pochi minuti arriviamo a Cima Capi (909m), in perfetta coincidenza per l’arrivo di una leggera e imprevista grandinata che ci costringe a proseguire senza soffermarci in vetta neanche un istante. Il sentiero scende leggermente per poi risalire qualche metro in costa, dove incontriamo un bivio. Dritti proseguiremmo per Bocca Pasumer, ma noi preferiamo tenere la sinistra per raggiungere direttamente Cima Rocca (1.090m) e visitare il complesso di gallerie militari austriache risalenti alla Grande Guerra.
Michele e il Monte Altissimo Meglio non soffrire di vertigini!
Fino a Cima Rocca e ritorno a Biacesa
Dal bivio si attraversa senza difficoltà qualche bella placca, lungo il tratto attrezzato Mario Foletti (Segnavia 460), che in pochi minuti porta al bivacco F. Arcioni. Più che è un bivacco è una casetta con camere e cucina e ampia terrazza con tavoli e panche: siamo a maggio, è lunedì, e oltre a noi non c’è nessuno o quasi. Ne approfittiamo per la meritata e comoda pausa panino. Dal bivacco ci rimettiamo in marcia, pochi metri e, in prossimità della chiesetta di San Giovanni, ci teniamo sulla destra sempre seguendo le indicazioni per Cima Rocca e le sue gallerie.
Un passaggio per le gallerie è d’obbligo, quanto meno per farsi un’idea delle condizioni di vita e di combattimento affrontate dai militari oltre un secolo fa, ma anche per ammirare il posizionamento strategico delle postazioni di artiglieria affacciate sul Garda.
Viste in lungo e largo le gallerie, è ora di incamminarci sulla strada del ritorno verso la macchina. Torniamo quindi nei pressi della chiesetta di San Giovanni da dove proseguiamo seguendo le indicazioni per Biacesa. Il ritorno si svolge interamente nel bosco, con la presenza di qualche cavo metallico per agevolare la discesa laddove si incontra qualche roccetta insidiosa se bagnata.
Considerazioni
L’itinerario, nel complesso, è di media difficoltà. I tratti attrezzati non presentano mai difficoltà tecniche né particolare esposizione e per questo l’escursione è adatta anche a chi è alle prime armi con le vie ferrate. Va detto però che lungo il percorso si incontrano diversi punti di accesso a balconi naturali molto esposti: si tratta di punti particolarmente suggestivi e attraenti per foto e video, e per questo altrettanto pericolosi se approcciati senza l’adeguata attenzione (magari con lo sguardo focalizzato più sul telefonino che sul terreno sottostante..).
In ogni caso il dislivello totale non è poco: circa 1.200m complessivi, dovuti ai diversi sali-scendi che affronta l’escursione.
Terzo tempo
Giunti al termine dell’escursione vale la pena affacciarsi sul poco distante lago di Ledro. Risaliti in macchina e continuando la strada per Molina di Ledro, si arriva in prossimità di un ampio parcheggio vicino al “Museo delle Palafitte di Ledro” e ci siamo concessi un’ottima birra e patatine al “Ristorante San Carlo“. Una bella vista sulle palafitte e sul lago. Il solito “debriefing” dell’avventura appena conclusa, con lo sguardo volto all’orizzonte, sul lago e con la testa già alle prossime avventure.
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