Via “Piastrine Selvagge” sul Sass de Mezdì – Val d’Adige

Via storica e impegnativa sulle placche del Sass de Mezdì in Val d’Adige.

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Avevo adocchiato la via Piastrine Selvagge qualche tempo fa, sfogliando la guida “Monte Baldo Rock”. A distanza di qualche mese arriva una proposta di Claudio (molto bello il suo blog) che, in vista dell’Immacolata, mi lancia l’idea di andare proprio su Piastrine Selvagge. Fatta.

Il segno distintivo di Piastrine Selvagge è la seconda parte della via: roccia compatta a micro gocce e piccole lamelle verticali, che richiede un’arrampicata di piedi molto tecnica e una lettura dei movimenti non facile. Non certo l’ideale in una fredda giornata invernale, dove la sensibilità delle dita (di mani e piedi) viene messa a dura prova su questa parete esposta a Est, irraggiata dal sole per un paio d’ore e basta.

Le difficoltà indicate nella guida sono quelle “storiche” e personalmente trovo più verosimili quelle che riporto qui di seguito. Chiodatura buona e sicura con un misto di piastrine artigianali rosse e Fixe da 10mm. 3 dei 6 tiri hanno la sosta su alberi, mentre sugli altri è presente catena con anello di calata.

Avvicinamento

Lasciata l’auto nel parcheggio del cimitero di Brentino, si intraprende il sentiero che parte poco prima, dai vitigni nei pressi del ponte. L’avvicinamento è abbastanza ripido, con diversi tratti rocciosi provvisti di corde fisse. In vista delle pareti, al bivio, si prende la sinistra e si prosegue per qualche minuto in leggera discesa fino a trovarsi ai piedi della parete. Un piccolo tetto ad un metro da terra segna l’attacco della via, dove è presente anche la scritta “Piastrine Selvagge”. In totale circa 45 minuti.

La via “Piastrine Selvagge”

L1 – Dopo il primissimo passo che è davvero impegnativo (facile azzeramento) il tiro non offre particolari difficoltà (fa eccezione il superamento di un secondo tettino a metà con sequenza di non immediata lettura). Sosta su una delle piante sulla cengia. Senza considerare il primo passo: 6b.

L2 – Partenza nei pressi della canna grigia (visibile la prima piastrina rossa a circa 3m). Impegnativa uscita dallo strapiombo iniziale i cui appoggi sono molto levigati. Poi in obliquo verso sinistra su placca grigia e gialla, a tratti molto liscia. 6c.

L3 – Bellissimo tiro in diedro strapiombante. Difficile il passo a metà su roccia liscia tipo “porcellana” e anche la sequenza finale dello strapiombo, prima di uscire sulla vegetazione in placca. Sosta sul grosso albero a destra. 7a+.


L4 – Tiro chiave. C’è di tutto: partenza facile (attenzione alla prima piastrina stranamente alta rispetto alla sosta), poi placca appoggiata tecnica, poi diedro strapiombante, infine un traverso verso sinistra altamente tecnico, con poche prese e ancora meno appoggi. 7b.

L5: Tiro magnifico, placca su roccia grigia stupenda a gocce e lamelle, continua. Richiede una buona capacità di utilizzo dei piedi su appoggi mai orizzontali né netti e un’ottima lettura dei movimenti. 6c.

L6 – Altro tiro su placca sostenuta, meno estetica del precedente. Finale in leggero strapiombo, poi pianta da attraversare e ultimi metri di nuovo impegnativi fino alla fine. Sosta su albero. 6c.


Calata e discesa

Sono sufficienti 3 calate (con mezze corde da 60):

  • da sosta L6 a sosta L5;
  • da sosta L5 a sosta L3 su albero, con parte di calata nel vuoto;
  • da sosta L3 alla cengia dove finisce L1 (anche questa calata nel vuoto). Poi a piedi si segue la cengia verso nord fino al bosco.

Ritorno per lo stesso itinerario dell’avvicinamento.

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