In cima al Civetta – Una sera fuori dal tempo

Quando il luogo, il momento e la compagnia danno vita ad un ricordo indelebile.

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Foto di Elia Lazzari

Spesso accade che sia proprio un evento imprevisto, una situazione inaspettata, a regalarci le emozioni più autentiche. Ed è quello che successe quel giorno dell’estate 2022 in cima al Monte Civetta.

Era la sera del 2 luglio, con Cecilia mi trovavo al Rifugio Maria Vittoria Torrani, piccolo rifugio situato a quasi tremila metri poco sotto la cima. Per chi non c’è mai stato, il Torrani è un minuscolo rifugio composto da due stanze: una che funge sia da camerata (con circa una dozzina di letti) che da “zona giorno”, ed una – la cucina – dove dorme il rifugista.

Nel pomeriggio avevamo raggiunto la cima del Civetta, partendo dalla Val Zoldana e salendo per la lunga ferrata “Alleghesi”. Quel giorno il caldo era notevole. Ricordo in particolare che la sensazione peggiore la provai proprio in vetta: c’era una leggerissima foschia che filtrava i raggi del sole ma al tempo stesso creava una sorta di effetto serra. Eravamo a 3.220m, e nonostante fossimo in maglietta e pantaloni corti – cosa già di per sé decisamente particolare a quell’altezza – l’afa era letteralmente opprimente.


Tra una birra e un po’ di relax in attesa della cena, iniziamo a scambiare qualche parola con gli altri ospiti del rifugio. Ci sono i quattro ragazzi bolognesi (Elia, Marco, Fabrizio e Giovanni), i nostri tre conterranei veneti, i due signori friulani in camicia di flanella .. e naturalmente Venturino (De Bona), il gestore, con un passato da forte alpinista.

In un contesto tale – siamo pochi e “isolati” a tremila metri all’interno di quattro mura – condivisione e confidenza hanno una velocità che in qualsiasi altro luogo sarebbero inimmaginabili. Ed è così che nello spazio di una cena si diventa amici, ci si scambiano racconti, battute, idee.

Scopriamo così che Elia – l’autore delle bellissime foto di questo articolo – oltre ad essere fotografo appassionato di tramonti in montagna, ha pure un suo blog e un canale Youtube molto seguito. C’è Marco, dedito anche lui all’arrampicata, dall’insuperabile simpatia con cadenza bolognese .. E tutti gli altri, ognuno con le proprie vite ma tutti legati dall’amore per la montagna e le Dolomiti in particolare.

Arriva il momento delle grappe e, tutti seduti attorno a Venturino, lo bombardiamo di domande e ascoltiamo le sue storie di alpinismo, le sue vie sulla mitica parete nord-ovest del Civetta, avventure e ricordi con altri personaggi storici dell’arrampicata bellunese. Chissà quante altre volte le mura del rifugio avranno ascoltato questi racconti ..


Non ricordo chi, ma ad un certo punto qualcuno propone di tornare in vetta nella speranza di poter assistere ad un tramonto in quota. Sulle prime l’idea mi sembra poco sensata, è ormai tardi e nel pomeriggio il cielo è rimasto nuvoloso. Chiediamo a Venturino cosa ne pensa e lui, con l’aria di chi ha affrontato ben altre situazioni, ci fa capire che non siamo certo i primi a salire in cima dopo cena. Alla fine l’euforia degli altri mi convince.

Dal rifugio alla cima ci si mette poco, una mezz’ora. Il sentiero sale tra le rocce, ma si cammina senza fatica, l’entusiasmo di gruppo ci spinge e non fa sentire il peso della cena e del vino.

Il Monte Pelmo in tutta la sua imponenza

Eccoci finalmente in vetta, per la seconda volta nella stessa giornata. Non solo ne è valsa la pena: è stata un’idea perfetta. Le nuvole si sono diradate, il sole rosso fuoco si sta lentamente abbassando e illumina di rosa tutto il panorama che ci circonda. Da questa altezza tutte le altre cime appaiono più basse (effetto della curvatura terrestre), anche il vicino Pelmo sembra sotto di noi, cima che in realtà è alla nostra altezza.

Come un gruppo di bambini in gita siamo esaltati, ridiamo, scherziamo, ed ovviamente scattiamo foto. Quelle di Elia sono particolarmente belle (ed infatti a distanza di qualche mese ho fatto incorniciare la foto di copertina).

Istante dopo istante i colori del cielo e delle montagne cambiano, e pian piano il sole scompare dietro l’orizzonte. Delle vette restano visibili solo i bordi, ma nel frattempo le valli si illuminano delle luci dei paesini. Inconfondibile ai nostri piedi compare Zoldo.

Con gli occhi pieni di immagini torniamo al rifugio, certi che di questa serata rimarrà un vivo ricordo per molto tempo.


Non solo bei ricordi..

Il giorno successivo (domenica 3 luglio 2022) verrà ricordato per la tragedia che ha colpito il ghiacciaio della Marmolada. Se solo penso al caldo anomalo che provammo in cima al Civetta quel sabato pomeriggio..

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