Pochi luoghi offrono una moltitudine e una bellezza di paesaggi, sentieri, vette e borghi di montagna come la Val di Fassa. Il re della Val di Fassa è senz’altro il gruppo del Catinaccio – in tedesco Rosengarten (“giardino delle rose”) – che con le sue imponenti pareti, cime, guglie, passi e forcelle, è da sempre meta di escursionisti e alpinisti, o semplici turisti.
La cima più alta del gruppo è il Catinaccio d’Antermoia – 3.001 metri. E proprio cima Antermoia è al centro dell’escursione in solitaria che vi raccontiamo in questo articolo. Questa escursione, di per sé molto lunga (quasi 30km), può tranquillamente essere divisa in più parti da percorrere in momenti diversi.
L’escursione
Avete presente la sensazione di trovarsi in montagna, nel cuore delle Dolomiti, da soli, in una giornata settembrina con cielo terso e aria frizzante, in ottimo stato fisico? Beh, se almeno una volta vi è capitato, allora capirete l'emozione e la soddisfazione del trekking che vi sto per raccontare.
In internet non ho trovato recensioni su questa escursione, e forse ne capisco il perché. Si tratta infatti di un giro lungo (siamo quasi sui 30km), estenuante, con un dislivello che supera i 2.000m di ascesa. Ma vi assicuro che poche altre volte ho provato quel senso di 'completezza' che mi ha offerto questo percorso. Non solo per la fatica, e la gioia di tornare alla macchina, con i piedi in fiamme e la voglia di farmi una bistecca da 1kg, ma soprattutto per la varietà di paesaggi, stupendi dal primo all'ultimo, nel cuore di quel paradiso noto come 'Catinaccio'.
Come avrete capito non si tratta di un giro per tutti, né per tutte le stagioni. Richiede un'ottima condizione fisica, resistenza e .. disponibilità di acqua (con sé o lungo il percorso). In ogni caso sono molte le possibilità per accorciarlo.
Fino al Lago d’Antermoia
L'escursione ha inizio a Campitello di Fassa, precisamente nella frazione Mazzin. E' possibile lasciare l'auto nei pressi dell'hotel Regina e Fassa, da dove inizia il sentiero di pietre, anche se l'inizio del sentiero 577 è segnato poco più avanti, nell'abitato di Fontanazzo. In ogni caso i due tratti di ricongiungono non molto dopo l'inizio, anche se il primo tratto 'ufficiale' consente di evitare un ripidissimo tratto di strada sterrata con colate di cemento.
Il sentiero 577 ci porta, con una discreta salita tra gli alberi del bosco, ad imboccare la val di Dona, spettacolare vallata incastonata in dolci pendii erbosi, habitat ideale per marmotte. Se la giornata è calda, consiglio una rinfrescata lungo il torrente che scorre qualche metro sotto il sentiero. Merita sicuramente una visita il piccolo e carino rifugio Dona (2.100m), gestito da alcuni ragazzi.
Proseguendo si giunge al Pian de le Gialine, dove prima incrociamo sulla sinistra la partenza del sentiero 580 (che riporta in discesa a Mazzin, per la Val d'Udai), e poco dopo, sulla destra, altre due alternative (555 e 578) per scendere in Val Duron. Proseguendo dritti, come ho fatto io, si riprende a salire per giungere al Passo di Dona (vista stupenda sulla Val di Dona e sulle cime a Nord-Ovest del Catinaccio, dal Sella alla Marmolada) e, poco dopo, al Rifugio Antermoia (2.497m) e all'omonimo Lago. Non mi soffermo sulla bellezza di questo luogo, le immagini parlano da sole!
Si continua per il pianoro, sede del Lago/ghiacciaio in altre epoche, in direzione del Passo di Antermoia. All'inizio della salita è possibile rifornirsi d'acqua sul piccolo torrente che si incrocia; vediamo di fronte a noi il Catinaccio d'Antermoia.
La via ferrata sul Catinaccio d’Antermoia
Poco dopo l'inizio del ghiaione, ci teniamo sulla destra seguendo le indicazioni non troppo evidenti per il sentiero attrezzato, che partirà non molto dopo (in alternativa è possibile proseguire a piedi fino al Passo Principe e all'omonimo rifugio; tuttavia la via ferrata è d'obbligo se si intende salire in cima al Catinaccio d'Antermoia).
Da questo versante, forse meno gettonato in salita, la via ferrata è molto semplice, mai verticale né particolarmente esposta. Il cavo è comunque un'utile precauzione anche se probabilmente non sarebbe stato necessario. In poco tempo arriviamo sulla sommità della cima (3.002 metri s.l.m.), da dove la vista è impagabile! Da un lato vediamo dall'alto il lago Antermoia, in tutto il suo colore azzurro, e in fondo la Marmolada. Dall'altro vediamo il resto del Catinaccio/Sciliar.. spettacolo puro.
Salita al Passo Molignon e ritorno per la Val Duron
Dalla cima si scende, sempre per via ferrata, fino al Rifugio Passo Principe (2.599m) (questo versante offre un bel tratto in cengia esposto, breve ma interessante, ovviamente da evitare se ancora innevato). Meglio approfittare del rifugio per un'ulteriore rifornimento d'acqua. Da qui prendiamo la destra, scendendo per il Passo Principe in Valbona, dalla parte destra del ghiaione finché non ci troviamo di fronte il ripido e faticoso Passo Molignon (2.598m).
Per fortuna si tratta dell'ultima salita vera della giornata, perché a questo punto la fatica si fa sentire e l'ascesa sembra interminabile. Giunti sul Passo Molignon il panorama cambia ancora e ci troviamo a cospetto delle cime a Nord del Catinaccio, in lontananza Alpi Aurine e più vicino Sassopiatto e Sassolungo.
Da qui, scendendo per alcune rocce, si arriva al moderno Rifugio Alpe di Tires (2.440m), sempre discretamente affollato anche per via del suo ampio terrazzo con vista sull'Antermoia e sulla Val Duron, che culmina proprio qui. Dopo un paio di radler mi rimetto in marcia, scendendo lungo la vallata e, al secondo bivio, tenendomi sulla sinistra – segnavia 4 – in direzione del Rifugio Sassopiatto. Per arrivare a questo rifugio si percorre, in leggero saliscendi, un tratto di sentiero lungo i pascoli, quasi in costa, avendo sulla destra, in basso, la Val Duron, e a sinistra la Val Gardena. In circa 1h arrivo al Rifugio Sassopiatto (2.300m) – anche questo riammodernato di recente – e, da qui, proseguo in discesa seguendo le indicazioni per Campitello di Fassa (segnavia 553). La discesa è piacevole, immersa nel bosco, e porta fino al successivo Rifugio Micheluzzi (1.860m).
Dal Rifugio Malga Micheluzzi, nel mezzo della Val Duron, proseguo lungo facile strada sterrata fino a trovarmi in centro a Campitello; da qui, lungo la SS48, in circa 3km giungo finalmente alla macchina, giusto in tempo per la cena.
Sintesi
Dove | Gruppo del Catinaccio, con partenza da Mazzin |
Cartografia | 06 – Val di Fassa e Dolomiti Fassane |
Parcheggio | https://goo.gl/maps/xcTKsuj27NJt1koXA |
Quando | Inizio settembre |
Durata | Circa 10h con varie soste |
Distanza | 29 km |
Difficoltà | Escursione nel complesso difficile per durata e dislivello; la via ferrata in sé non presenta difficoltà |
Attrezzatura | Scarponi, kit da ferrata, casco, guanti, zaino da 30L, cibo e acqua a volontà Fonti d'acqua lungo il percorso In base alla stagione, a fine estate non molte (2-3) |
Rifugi lungo il percorso | Rifugio Dona (2.100m) Rifugio Antermoia (2.497m) Rifugio Passo Principe (2.599m) Rifugio Alpe di Tires (2.440m) Rifugio Sassopiatto (2.300m) Rifugio Malga Micheluzzi (1.860m) Baita Fraines (1.600m) |
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