Chi, appassionato di montagna, non ha una propria “to do list”, una lista dei desideri con degli obiettivi da realizzare prima o poi? Spesso si tratta di blasonate cime alpine in alta quota, o di vie “classiche” imprescindibili nel curriculum di un vero alpinista, o ancora di uscite che magari hanno un particolare significato storico-geografico. A volte, invece, nel taccuino delle escursioni da fare almeno una volta ci finiscono percorsi che non sono nulla di tutto ciò, ma nascono da uno strano senso di curiosità. E’ proprio il caso della nostra salita al Rifugio Bianchet (qui la scheda CAI del rifugio).
Non so quante volte, di ritorno dal Civetta o dalla Val di Fassa, lungo la statale Agordina, nella (triste e mai soleggiata) località “La Stanga“, mi è capitato di notare alcune auto (per me inspiegabilmente) in sosta in un piccolo parcheggio – nei pressi di … niente, se non di qualche roccia nascosta tra gli alberi. Bene, a forza di farci caso, e curiosando in internet, ho capito che vicino a quel parcheggio termina, con alte gole di roccia, la Valle del Vescovà (e l’omonimo torrente), che nasce un migliaio di metri più in alto alle pendici del Monte Schiara. Con Michele si è deciso quindi di approfittare di una fredda domenica quasi-invernale per scoprire questo sentiero.
L’escursione
Il percorso inizia in prossimità del piccolo, ma visibile, parcheggio lungo la Strada Statale 203 tra le località La Stanga e La Muda (465m s.l.m.). Nel parcheggio è presente l’indicazione per il Rifugio Bianchet (segnavia 503, tempo dichiarato di percorrenza 2h30). Fatti i primi metri di salita ci troviamo su un breve ponte con una spettacolare vista sull’orrido del Vescovà, interessante forra che – con la giusta attrezzattura – andrebbe visitata anche dal basso.
Lasciato il ponte, continuiamo a salire nel bosco per poi immetterci sulla strada sterrata (sempre n. 503) che ci porterà, in circa 6km e 750m di ascesa continua ma mai impegnativa, fino al Rifugio Bianchet, lungo la Valle del Vescovà e il suo faggeto i cui colori, come si può immaginare, d’autunno offrono forse il meglio.
Giunti in circa 1h40 al Rifugio Bianchet (1.250 m s.l.m.) – siamo sul Pian de i Gat e sì, siamo stati decisamente veloci – troviamo la prima neve e iniziamo a scorgere il profilo roccioso del Monte Schiara, versante Nord-Ovest. In questo periodo (fine novembre) il rifugio è ovviamente chiuso ma dispone di una stanza-bivacco utilizzabile anche d’inverno con un paio di letti a castello e materassi. Il rifugio/bivacco è un utile punto d’appoggio per chi, partito come noi da La Muda, intenda salire in cima al Monte Schiara e spezzare l’escursione in due giorni (sono infatti oltre 2mila metri di dislivello).
Dal rifugio il sentiero di biforca, permettendo o di proseguire – prendendo la sinistra – in direzione Est e poi Nord verso il monte Talvena / Val Zoldana, oppure – tenendo la destra, come abbiamo fatto noi – di puntare al monte Schiara e alla Gusèla del Vescovà (la Gusèla – “ago” – è un appuntito sperone roccioso di circa 40m visibile anche in lontananza, sulla cui cima si può salire tramite alcune vie su roccia). Da qui il sentiero riprende a salire – inizialmente all’interno del bosco di conifere – portandoci sempre più vicini alle pareti rocciose della Schiara.
Giunti a circa 1.700m s.l.m. decidiamo però di fermarci – sono le 14 passate e fa decisamente freddo – per tornare al Rifugio, mangiare un panino con un tè caldo (grazie al fornello Primus portatile che torna sempre utile), e tornare alla macchina con gli ultimi, deboli raggi di sole.
Infreddoliti dalla sosta (nota bene: l’intera escursione è stata in ombra) ci rimettiamo in moto, ripercorrendo con buon passo il sentiero fatto all’andata, e giungendo al parcheggio a tramonto già iniziato.
Riflessioni sull’escursione: la sensazione è che l’area del Monte Schiara, e ancor di più l’avvicinamento lungo la Valle del Vescovà, sia uno di quei posti poco considerati per chi non sia della zona, sarà forse perchè si trova all’inizio delle Dolomiti Bellunesi e quindi a bassa quota. Per noi però è stata una bella scoperta, il profilo del Monte Schiara – con la sua Gusèla e le diverse vie ferrate – è decisamente affascinante e merita di essere esplorato nel periodo giusto, per godere della vista che, dalla sua cima, sarà senz’altro spettacolare.
Terzo tempo
Come alternativa alla locanda La Stanga (si trova ad appena qualche centinaio di metri dall’inizio del sentiero) noi suggeriamo una visita al birreria Pedavena che, per chi è di ritorno verso Treviso/Padova/Vicenza, è raggiungibile in circa mezz’ora. La birreria, aperta a fine anni ’90 in occasione del centenario dello storico birrificio Pedavena, è una delle più grandi d’Italia e merita sicuramente (almeno) una visita, sia naturalmente per la buona birra, sia per l’interessante e originale architettura del complesso industriale.
Sintesi
Dove | Monte Schiara |
Parcheggio | Lungo la strada statale Agordina, nei pressi della località “La Muda” https://goo.gl/maps/e365tDaNJ76U1sM27 |
Quando | Fine novembre |
Distanza | Circa 17km |
Dislivello | Oltre 1.200m |
Durata | 5h |
Attrezzatura | Scarponi, zaino da 30L, giacca invernale, cibo, acqua e fornello per un tè caldo |
Rifugi incontrati | Rifugio Bianche (1.250m s.l.m.) |
Dove bere una birra | Birrificio Pedavena, comune di Pedavena |
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