Indiscutibilmente la Cassin sulla Piccolissima di Lavaredo è una via di soddisfazione, che sale la parete sud di questa cima affrontando diedri, placche, qualche strapiombo e un bellissimo traverso. Come mia prima esperienza alpinistica sulle Tre Cime rappresenta un bel traguardo personale – complice anche le difficoltà incontrate sugli ultimi tiri dove pioggia e grandine hanno tentato di ostacolare il raggiungimento delle vetta!
La roccia sulla via Cassin
Tendenzialmente molto buona, a tratti ottima. Sulla parte bassa la roccia è la caratteristica dolomia gialla a tacche e scaglie, ben ripulita dalle ripetizioni con prese spesso segnate dal magnesio. Sugli ultimi tre tiri la roccia è grigia e lavorata, generalmente compatta ma più articolata, dove è opportuno prestare attenzione a qualche blocco instabile.
Le soste
Generalmente su chiodi e comode, fatta eccezione per la sosta del secondo tiro dove si è appesi. Al termine del terzo e quarto tiro soste nuove su spit. Sul terzo tiro presente una sosta intermedia molto scomoda, da evitare.
Avvicinamento e attacco
Dal Rifugio Auronzo (raggiungibile in auto su strada a pagamento – 30 euro nel 2023, oppure a piedi in circa 1h) si segue la mulattiera che, in falsopiano, porta verso il Rifugio Lavaredo. Poco prima del rifugio tenersi sulla sinistra lungo il sentiero che porta verso la forcella. Prima di raggiungere la forcella salire su ghiaione verso la base della parete della Piccolissima su percorso non obbligato.
Individuare due targhe commemorative: salire sulla cengia soprastante tramite la rampa che si prende alla loro sinistra (faccia a monte) ai piedi della grande spaccatura che separa la Piccolissima da Punta Frida, seguirla verso est per qualche metro fino a trovarsi alla base di un evidente diedro che segna la partenza della via Cassin. Visibile un cordino bianco in alto. Dal Rif. Auronzo circa 30/40 minuti.
La via Cassin sulla Cima Piccolissima di Lavaredo
Per la relazione tecnica di dettaglio sarà possibile fare riferimento a Sass Baloss, rispetto alla quale però abbiamo trovato alcune discrepanze che evidenziamo di seguito, relative alla presenza di alcune soste a spit.
1L – Salire il diedro fino ad una prima piccola cengia; aggirare lo spigolo per un paio di metri e risalire il secondo diedro che porta su una seconda, più grande, cengia. Non sostare sui due chiodi presenti sul piano della cengia ma proseguire verso destra per qualche metro fino a trovare una seconda sosta più comoda ai piedi del successivo tiro. V
2L – Risalire il diedro appena accennato che obliqua verso destra per poi aggirare una sorta di spigolo sempre verso destra. VI-.
3L – Bella sequenza iniziale delicata e non banale: raggiungere con decisione il primo chiodo con relativo cordino bianco; raggiungere il secondo cordino con passi tecnici; spostarsi leggermente sulla sinistra e risalire un diedro appena accennato che obliqua verso destra lungo chiodi ben visibili su terreno meno difficile. Sosta su due spit. VII-.
4L – Sequenza iniziale in leggero strapiombo su prese buone talvolta non vicine. Non fermarsi alla prima sosta appesa ma proseguire su parete più facile sino a raggiungere una prima sosta su chiodi; spostarsi un paio di metri su nuova sosta a spit più comoda. VII-.
5L – Evidente e spettacolare traverso verso sinistra che porta ad un diedro da risalire per alcuni metri fino ad una sosta con 3 chiodi e cordone. Possibilità di unirlo al tiro successivo. V+.
6L – Proseguire lungo il diedro arrampicando più sulla sua faccia di sinistra fino a raggiungere un pulpito. Sosta su grande sperone. V.
7L – Scendere un metro verso sinistra, poi aggirare lo spigolo e risalire la placca di roccia grigia compatta e facile. IV.
8L – Salire senza percorso obbligato su roccia articolata, obliquando leggermente verso sinistra fino a raggiungere una comoda cengia dove è presente un chiodo di sosta. IV+.
9L – Traversare sulla cengia verso sinistra fino al successivo diedro che si segue arrampicando sulla parte sinistra senza percorso obbligato fino a sotto lo sperone conclusivo, da rimontare con un ultimo passo aereo fino all’anello cementato. Tiro molto lungo, prestare attenzione agli attriti della corda. IV+.
Discesa
Con due mezze corde da 60m è possibile effettuare 4 calate in corda doppia.
1a calata – Dalla sosta di calata attrezzata con due spit che si trova sulla parte sud-ovest del piccolo pianoro di vetta (guardare per terra verso Punta Frida), circa 50/55 m fino a raggiungere una prua piatta spostata di qualche metro a sinistra della linea di calata (faccia a monte).
2a calata – Dall’anello cementato altra doppia che porta sulla forcella che separa le due cime.
3a e 4a calata – Lungo la gola tra le due cime, con diversi tratti di calata nel vuoto, fino a raggiungere la rampa ai piedi dell’attacco della via.
Da qui, ritorno al Rif. Auronzo lungo l’evidente strada percorsa all’andata. 1h15 per le calate + 30minuti fino al Rif. Auronzo.
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